mercoledì 15 dicembre 2010

Pensierini - Critici e recensori


« Nel 1959 [il saggio "Tolstoj o Dostoevskij"] rivelò urbi et orbi il talento del critico George Steiner (...). Gli anni trascorsi dalla prima uscita del libro (...), non solo non ne hanno appannato l'originalità, ma hanno reso semmai più convincente la tesi, di cui George Steiner è teorico militante, che la critica letteraria debba "scaturire da un debito d'amore" verso ciò che ha avuto il potere di trasformarci, di lasciarci diversi dopo la lettura, tanto che nel "momento in cui deponiamo il libro non siamo più quelli che eravamo prima di leggerlo".
Steiner illustra la sua idea del lavoro critico come missione "sacerdotale" proprio all'inizio di "Tolstoj o Dostoevskij": il critico ha il compito di distinguere non tra il buono e il cattivo, ma tra il buono e l'ottimo". Questo lo rende diverso dal semplice recensore, al quale è consentito occuparsi anche dei libri che non sono capolavori, per assolvere il pur necessario compito di "seppellire più che elogiare" (meno è meglio, in tema di letteratura, anche per Steiner e già nel '59: "Esiste in effetti una grande quantità di opere da seppellire se vogliamo tutelare la salute della lingua e della sensibilità"). »
Il Foglio, 6 novembre 2010

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